L’idea di un orto al Pellicano nasce dall’installazione itinerante “suspended spine” delle 10 strutture in carta e pigmenti (paper frescoes) create dall’artista Rossella Vasta per ricordare la posizione della donna nella storia: “suspended” sospesa tra cielo e terra, senza diritto di “suolo”, così come d’altronde è oggi in gran parte del mondo (Africa, India, nel mondo Arabo etc.).
Storicamente ed in
maniera codificata nel Medioevo la donna viene equiparata all’animale, priva di
anima e quindi di sapienza. Là dove la donna mostri abilità e sapere o visioni
profetiche tipiche del femminile, viene additata come strega
Le herbarie umbre, Matteuccia da Todi , Caterinaccia da san Brizio, Santuccia da Norcia, Mariana da Perugia, Filippa da Città Della Pieve e Bellezza Orsini di Rieti, saranno prese ad esempio di tutte le herbarie, una sorta di farmaciste empiriche che mettevano la loro esperienza a servizio della comunità, per questo bruciate come streghe.
Tra le donne note e meno note annoverate nella serie, vi è anche Ildegarda di Bingen che per le sue conoscenze delle erbe medicinali era in effetti anch’ella una herbaria ma che, grazie all’avvallo di S. Bernardo di Chiaravalle, ha esercitato grande autorità nel Medioevo.
Come dire: Santa o Strega, senza mai diritto di “suolo” per se stessa, la donna non ha doni propri, le vengono dall’“Alto”, qualsiasi esso sia, di suo non ha nulla!
L’Arte ci indica una via, prende corpo da esperienze, si dilata in vari ambiti. Il rapporto tra la donna e la terra è un archetipo costante e la cura e la conoscenza delle piante e delle erbe un costume antico, spesso vi era il giardinetto delle erbe, piccolo orto, nei pressi delle cucine di campagna.
Sara Marinori in qualità di Ambasciatrice del Pellicano, ha progettato, insieme alle nostre pazienti, la costruzione di un “Giardino Pensile”, fuori dalla cucina del Pellicano che simbolicamente richiama questo rapporto tra la donna e la terra e la sua “sospensione”.
Esso al contempo diviene terapeutico: la donna è chiamata a riconnettersi col proprio corpo e la propria individualità proprio a partire dal lavoro sulla terra: un lavoro di scavo, di riconoscimento, sapienza. Un approccio terapeutico-didattico che va oltre la conoscenza delle proprietà curative delle erbe, particolarmente indicato ed interessante per il lavoro che svolgiamo con le persone affette da disturbo del comportamento alimentare.
Il nostro corpo esiste nella relazione: relazionandosi al Giardino, all’Arte, le donne si riappropriano del proprio corpo.